Il rientro dagli Stati Uniti

Il volo di ritorno, insonnia a parte, fila liscio e dalla nostra posizione riusciamo anche a goderci l'alba.

Alba in volo

 La giornata è splendida e ce ne rendiamo conto quando raggiungiamo le Alpi e iniziamo a perdere quota.

In volo sulle Alpi
Non c'è una nuvola ed il panorama è fantastico! Riusciamo a vedere la pianura ed i suoi campi e persino il Lago Maggiore.
La pianura dall'alto

Atterriamo alle 8.00 e, come convenuto alla nostra partenza, contattiamo il Parking Ceria Malpensa prima ancora di ritirare le valigie. Ci dicono che vengono a prenderci nel giro di un quarto d'ora.

Facciamo con calma e attendiamo il pulmino fuori dall'ingresso degli arrivi. Aspettiamo fino a 3 quarti d'ora e poi richiamiamo. Stanno arrivando, dicono. Del nostro volo ci siamo solo più noi e una coppia del volo successivo si è unita poco dopo. Telefonano anche loro. Alla fine ci vengono a prendere dopo più di un'ora.

Allora ... va bene che per ottimizzare i viaggi da/verso il parcheggio devono raggruppare più voli, ma ditelo al momento della telefonata perchè dopo un volo così lungo stare per quasi un'ora e mezza in piedi fuori ad aspettare non è proprio così riposante. Considerando anche che abbiamo ancora due ore di strada da fare prima di arrivare a Cuneo ...
A saperlo ci fermavamo al bar per un caffè.

Giunti finalmente al parcheggio riusciamo a pagare e recuperare l'auto in un tempo ragionevole.
In definitiva non ci sentiamo di sconsigliare questo parcheggio, occorre però tenere presente che la nostra sensazione è stata che ai prezzi più bassi corrisponda un servizio poco puntuale.

Alla fine ci avviamo verso casa.

Sono state due settimane entusiasmanti che abbiamo vissuto in modo intenso.
Meteo a parte, siamo stati fortunati, tutto è andato come programmato e non abbiamo avuto problemi.

Questi giorni ci rimarranno per sempre nel cuore e speriamo prima o poi di poter ripetere l'esperienza.
 

Arrivederci New York ... si torna in Italia

Purtroppo è arrivato il momento di salutare New York e gli Stati Uniti .... oggi pomeriggio abbiamo il volo che ci riporterà in Italia.

Vogliamo approfittare, però, delle ultime ore a nostra disposizione per goderci ancora un pò Manhattan, bellissima in questa giornata soleggiata.

Così, dopo aver chiuso le valigie ed averle lasciate in custodia alla reception dell'hotel facciamo una passeggiata nel quartiere.
La nostra prima tappa è Starbucks, dove ci concediamo la colazione per la prima volta sedendoci al lungo bancone rivolto verso la strada.
Ci sembra strano non dover più essere presi dalla frenesia di raggiungere qualche luogo da visitare.

Dalla vetrina osserviamo i passanti e la città che si muove.
Come abbiamo già detto Tribeca è un quartiere residenziale piuttosto tranquillo con ristoranti alla moda dove i vecchi edifici industriali sono stati riconvertiti in palazzi e loft lussuosi. Il traffico è molto contenuto nella zona in cui ci troviamo, soprattutto a quest'ora del mattino.

Finita colazione decidiamo di dirigerci verso il Brooklyn Bridge che abbiamo visto solo di sera.


Beekman Tower e Pace University
Passiamo di fianco a diversi edifici governativi e al City Hall, l'elegante palazzo sede del municipio, attraversiamo il piccolo City Hall Park e ci troviamo sulla rampa di accesso per pedoni e cicilisti al più famoso ponte cittadino.

City Hall
Ci godiamo la passeggiata ed il panorama su Brooklyn e Manhattan.
La tentazione di percorrerlo tutto è forte, ma i tempi sono un pò stretti e non abbiamo voglia di corse all'ultimo minuto oggi, per cui a metà giriamo sui nostri passi e con calma torniamo in hotel.

Brooklyn Bridge

Recuperiamo le valigie e chiediamo alla reception che ci chiamino un taxi, ma ci rispondono che qui non si usa e anzi portano le nostre valigie sul bordo del marciapiede suggerendoci di fermare il primo taxi che passa.

Rimaniamo un pò perplessi, soprattutto perchè non c'è un grande via via....fortuna che dopo dieci minuti di attesa vediamo finalmente un cab fermarsi. Il conducente è un indiano con tanto di turbante che dopo essersi informato sulla nostra destinazione ci informa della tariffa (fissa per raggiungere l'aeroporto) e carica le nostre valigie.
Come ormai ci succede da quindici giorni, appena scopre che siamo italiani inizia a tessere le lodi per il nostro paese. E' buffo come tutti quelli con cui abbiamo parlato hanno sempre rivelato di avere un parente od un conoscente nel nostro paese o di averci sudiato o soggiornato per un periodo.
E' incredibile anche constatare come gli stranieri amino l'Italia e siano affascinati dai nostri beni artistici e culturali, mentre noi siamo così assuefatti che nenache ci facciamo più caso.

Il tassista in questione ha il padre a Roma e ci rivela che mai e poi mai farebbe il tassista lì perche reputa il traffico della capitale e la circolazione peggiore persino di quelle di New Dehli. Ahaha ... esagerato!!

Intanto tra una chiacchera e l'altra ci lasciamo purtroppo Manhattan alle spalle.

Arriviamo all'aeroporto secondo l'orario che avevamo preventivato, ossia con largo anticipo in modo da fare con calma tutti i controlli e le procedure d'imbarco.
Ammazziamo il resto del tempo facendo pranzo e esplorando i negozi dell'aeroporto.

Il nostro aereo
 Il volo è previsto per le 17.45 ma all'ultimo viene annunciato un ritardo perchè è in overbooking e le hostess cercano volontari che siano disposti a volare con Air France far tappa a Parigi e ripartire il giorno dopo per Milano.
Alla fine la questione viene risolta e ci imbarchiamo.
Dall'alto sorvoliamo ancora una volta su New York e sulla costa di Long Island e lasciamo gli Stati Uniti alla luce del tramonto.


L'aereo è come all'andata un 767 - 300 dell'America Airlines e anche questa volta siamo riusciti ad avere un posto vicino al finestrino. Abbiamo anche a disposizione l'attacco per il PC, ma alla fine non lo utilizziamo e trascorriamo il tempo leggendo, ascoltando musica dall'mp3 e cercando di dormire almeno un pò.








Ultimo giorno a NYC: Empire, Central Park, Guggenheim, Graund Zero, Chelsey Market e crociera finale by night

Purtroppo oggi è l' l'ultimo giorno del nostro soggiorno negli Stati Uniti e ci svegliamo con l'intenzione di goderci appieno le poche ore ancora a nostra disposizione.

Come programmato la sera precedente, quindi, ci alziamo di buon'ora per andare a goderci il panorama mattuttino dall'alto dell' Empire State Building.

L'Empire State Building è sicuramente il grattacielo più famoso di New York ed è stato per lungo tempo il più alto. La sua costruzione in pietra calcarea sormontata da un'alta antenna è facilmente individuabile e caratterizza lo skyline della città.

L'apertura è alle 8.00 e noi arriviamo puntuali dopo la solita corsa in metro ed un cappuccino al volo, riuscendo ad entrare tra i primi.
Non è che volevamo stabilire un primato, ma vogliamo semplicemente evitare di fare troppa coda.
Praticamente non c'è nessuno, prendiamo l'ascensore che in pochi minuti ci porta alla terrazza panoramica del 102° piano.

Panorama dall'Empire State Building

La giornata fortunatamente è bella e soleggiata nonostante ci sia un pò di foschia all'orizzonte.
La vista, inutile dirlo, è meravigliosa e spazia a 360° su Manhattan.
Sulla terrazza siamo in pochi e possiamo goderci tranquilli il panorama che spazia fino all'Hudson e in lontananza piccolina piccolina spunta anche la Statua della Libertà!!

Ci fermiamo più di un'ora e scattiamo un'infinità di foto.
Ormai la terrazza si è riempita di turisti e diventa arduo ritagliarsi un posticino per cui decidiamo di scendere.
La nostra prossima meta è Central Park che riusciremo finalmente a vedere sotto il sole.

Manhattan

Mentre, cartina alla mano, stiamo valutando come al solito in quale direzione è la stazione metro che va verso l'Upper Side, ci abborda una signora anziana che premurosamente cerca, prima di darci una mano, e poi inizia ad elencarci tutti i posti che dobbiamo assolutamente vedere.

Risulta inutile spiegarle che è il nostro ultimo giorno ... sembra irremovibile. Non ci resta che andare nella direzione che ci ha indicato e .... svoltato l'angolo prendiamo finalmente la metro!

Central Park è indescrivibile, soprattutto in una giornata di sole.
Prima di tutto ti stupisce per la sua vastità: un enorme polmone verde al centro di Manhattan e poi per la sua animosità: c'è gente che passeggia, fa sport o semplicemente si riposa all'ombra, circondata da scoiattoli affamati e curiosi, ascolta improvvisati concerti o si sofferma ad assistere a piccoli spettacoli messi in scena da artisti di strada.

Artisti a Central Park

 Abbiamo già un'idea delle parti del parco che vogliamo vedere, ma per un pò ci lasciamo incantare dai vari personaggi che incontriamo: una piccola band jazz, un solitario sassofonista, dei mimi .... seguire la cartina che abbiamo a disposizione, poi, non è così semplice in questi spazi così grandi si perde facilmente l'orientamento.

Raggiungiamo la Bethesda Terrace con la sua fontana sormontata dalla statua dell' Angel of the Waters e costeggiamo il lago fermandoci per qualche minuto allo Strawberry Fields, il famoso giardino dedicato alla memoria di John Lennon dove ancor ora la gente lascia omaggi floreali.

Strawberry Fields

Decidiamo a questo punto di addentrarci nel Ramble, una zona boschiva ideale per gli amanti del birdwatching.
Qui la vegetazione è piuttosto rigogliosa e selvaggia e c'è meno frequentazione.
L'intrico di sentieri è fitto e considerate le poche indicazioni c'è il rischio di perdersi o girare a vuoto, così cerchiamo di tenerci sempre in vista del lago.
Ad un certo punto raggiungiamo l'Oak Bridge che attraversa la punta nord del lago.

Central Park

Siamo di nuovo su uno dei tracciati principali del parco.

Proseguiamo la nostra piacevole passeggiata lungo il lago e quasi nei pressi dello Swedish Cottage ci supera una ragazza in vestito da sposa e .... scarpe da ginnastica.
Non facciamo in tempo a scattarle una foto, ma cerchiamo di seguirla incuriositi.
La ritroviamo allo Shakespeare Garden in posa con il suo sposo per un servizio fotografico. Lei ora con scarpe con il tacco, lui in abito da cerimonia e .... converse!!

Romeo and Juliette - Central Park
 Divertiti li lasciamo ai loro scatti e, passando accando alla statua di Romeo e Giulietta davanti al Delacorte Castle, raggiungiamo la vasta distesa del Great Lawn.
Qui, proprio di fronte al Turtle Pond, popolato veramente da tartarughe, con davanti la vista del Belvedere Castle c'è un sacco di gente che fa picnic e si rilassa al sole.

Great Lawn a Central Park

Noi saliamo sullo sperone roccioso e raggiungiamo il castello per avere una visuale dall'alto di Central Park, du cui non si vede la fine. A sinistra riconosciamo l'edificio che ospita il Museum of National History che abbiamo visitato qualche giorno fa.

Ridiscesi puntiamo ancora verso nord fiancheggiando campi da baseball fino a sbucare proprio davanti al gigantesco bacino chiamato Jacqueline Kennedy Onassis Reservoir che un tempo distribuiva l'acqua potabile ai newyorkesi.
Il panorama è favoloso! Intorno c'è tantissimo verde e in lontanaza si vede lo skyline di Harlem.

Era nostra intenzione farci il giro attorno, ma a questo punto siamo stanchi e l'idea di fare questi ulteriori 2,5 km non ci aggrada.

Decidiamo, allora, di lasciare Central Park e andare a dare un'occhiata al vicino Guggenheim Museum.

Entrambi non siamo grandi fan dell'arte moderna, ma abbiamo il biglietto compreso nella New York City Pass e poi siamo incuriositi dalla sua architettura.

Guggenheim Museum
C'è parecchia gente all'interno e le fotografie sono rigorosamente vietate, non solo alle opere ma anche alla struttura a spirale lungo cui sono disposte e che caratterizza spiccatamente il museo.

Facciamo un giro percorrendo l'insolita rampa e fermandoci davanti alle opere che più ci colpiscono. Non sono molte, ma tra queste ci sono anche le fotografie del quarto piano. L'allestimento temporaneo, invece, che consta di diversi filmati ci appare del tutto incomprensibile.

Usciti fuori ammiriamo ancora le linee sinuose ed affascinanti dell'edificio e poi ci gustiamo un hot dog percorrendo verso sud la Museum Mile, ossia quella parte della Fifth Avenue che va dalla 82sima alla 105esima strada dell'Upper East Side e su cui si affacciano in solo un miglio ben dieci musei!

Giunti all'angolo sud di Central Park prendiamo la metro verso Times Square per avvolgerci ancora una volta in quello nell'atmosfera più caotica di tutta Manhattan.

Times Square
 Complice il bel tempo c'è una folla pazzesca. Ci lasciamo trascinare, fotografiamo ancora una volta la piazza, le insegne luminose e i grattacieli che finalmente riflettono la luce del sole, ci fermiamo ad osservare prima un gruppo di ragazzi che ballano la break dance (bravissimi) poi il leggendario Naked Cowboy e, per par condicio, la Naked Cowgirl.

Decidiamo di comprare qui alcuni souvenir da portare agli amici in Italia, anche se decidere il negozio è arduo, sono tutti trappole per turisti, ovviamente.
Alla fine optiamo per magliette I Love NY per tutti ... speriamo che resistano almeno al primo lavaggio.

Times Square

E'arrivato il momento di andare a far visita ad una parte di Manhattan molto particolare, Ground Zero.

Più volte in questi giorni di permanenza nella Big Apple ci siamo passati vicino, ma non ci sembrava mai il momento giusto, non volevano andare lì di corsa tra una visita o l'altra, ma prenderci il tempo giusto per vedere il luogo in cui l'11 Settembre 2001 la vita di moltissime persone innocenti terminò per sempre cambiando irrimediabilmente non solo l'America ma il mondo intero.

L'area in cui le torri gemelle sono collassate su loro stesse è ancora cintata e continuano i lavori per la rimettere in sesto l'area e ricostruire nuovi edifici ed un memoriale dedicato alle vittime.
Enormi gru si muovono, sono impressionanti come il buco lasciato aperto nel terreno.


Ground Zero

In un edificio accanto è stato aperto il 9/11 WTC Tribute Center, un museo non museo, in cui i visitatori di Ground Zero possono prendere contatto con i fatti che sono accaduti.
Lo spazio è modesto, stipato di persone che in silenzio guardano commosse immagini e reperti che l'Associazione delle famiglie delle vittime ha qui raccolto per commemorare i propri cari.
Televisori proiettano immagini sul crollo e i soccorsi, mentre appese alle pareti fotografie degli scomparsi, bigliettini di appello, abiti dei pompieri ... impossibile non rimanere colpiti sia dalla gravità della tragedia ma anche dai racconti di chi si è mosso da ogni parte d'America per portare qui il suo aiuto.
La visita a questo centro fa emergere un profondo dolore, anche per noi che abbiamo vissuto il tutto dall'altro capo del mondo, ma anche un profondo rispetto per l'amore e la solidarietà che sono usciti fuori dal popolo americano nel momento della tragedia.

Usciamo ancora commossi e imbocchiamo la Broadway in direzione del nostro hotel a Tribeca. Abbiamo voglia di camminare un pò e in un cero senso di riprenderci.

In albergo ci riposiamo un attimo prima di buttarci di nuovo nell'atmosfera newyorkese e nel traffico del tardo pomeriggio.

Abbiamo intenzione di festeggiare la nostra ultima serata a New York con una crociera lungo l'Hudson, ma prima facciamo un salto a Chelsea, quartiere che purtroppo non abbiamo avuto ancora il tempo di vedere.

Chelsea è un quartiere pieno di gallerie d'arte intorno alle quali ci sono bei caffè, eleganti ristoranti e negozi.
Bisognerebbe passeggiare senza fretta lungo le 8th e 9th Avenue.
Noi purtroppo di tempo ormai non ne abbiamo molto per cui optiamo per andare a vedere il Chelsea Market, raccomandato dalla nostra guida.

Chelsea Market

Qui una vecchia fabbrica di biscotti è stata ristruttura in modo geniale e trasformata in mercato.
Muri in brownstone, qua e là i resti della prima destinazione fanno del Chelsea Market un luogo attraente ed interessante.
All'interno ci sono più di venti negozi alimentari e ristoranti dove si possono trovare specialità di alto livello per tutti i gusti.
Chelsea Market

Secondo noi assolutamente da vedere! Ceniamo lì e poi ci dirigiamo verso il Pier83, prima con la metro e poi percorrendo la 42ma strada.

L'ultimo pass del NY City Pass che ci rimane è quello per la Harbor Lights Cruise una crociera di due ore con la Circle Line lungo l'Hudson alle luci del tramonto.
L'orario di partenza è previsto per le 19.00 e nonostante il nostro voucher dia diritto a saltare la coda vogliamo arrivare in anticipo.
Alle 18.30 al Pier 83 c'è una coda inimmaginabile! Temiamo di non riuscire a partire nonostante s disposizione ci siano due traghetti, ma alla fine c'imbarchiamo.
I posti migliori per scattare fotografie(al fondo o sul lato sinistro) sono già tutti occupati.
Ci accontentiamo di quello che rimane.

La serata è splendida, non c'è una nuvola e ci godiamo il panorama mentre passiamo vicino alla USS Intrepid, al Pier 54, a Battery Park.
USS Intrepid

Poco per volta ci sfilano di fianco i grattacieli della Lower Manhattan, nei cui vetri si specchia la luce del tramonto.

Harbor Lights Cruise
 Lontano spicca anche l'Empire, simbolo della città. Favoloso!


 Passiamo di fronte al South Street Seaport e superiamo il Brooklyn Bridge e lo Williamsburg Bridge, magnifici nella luce della sera.

Brooklyn Bridge

A questo punto il traghetto inverte la marcia e punta in dirazione Liberty Island fermandosi inaspettatamente per farci ammirare la Statua della Libertà by night prima di tornare lentamente al Pier83.

La Statua della Libertà

Scendiamo soddisfatti della scelta fatta. Ricorderemo per sempre quest'ultima vista di Manhattan, stasera più bella che mai.

Harbor Lights Cruise

Torniamo dritti all'hotel, siamo stanchi, è stata una gionata intensa che concludiamo con una pizza presa al vicino take away.

I più bei quartieri di Manhattan e serata jazz al Lincoln Center

Finalmente stamattina splende un bel sole ..... non ci speravamo più!!
E' la giornata ideale per fare una bella passeggiata tra i più bei quartieri di Manhattan.

Iniziamo con tre quartieri dell'East Side: Union SquareFlatiron District e Gramercy.

Sono luoghi poco pretenziosi, ma di gran lunga più tranquilli, con molti spazi pubblici, bar e ristorantini.

Union Square ha alle spalle un passato ricco di contestazioni politiche e sindacali.
Il nostro itinerario parte dallo Union Square Park,  un piacevole parco circondato da palazzi eleganti ed abitato da numerosi scoiattoli che non temono niente!!
Ci prendiamo un buon cappuccino dalla Petite Abeille e percorriamo la Broadway fino all'incrocio con la 20ma Strada dove svoltiamo in direzione Gramercy Park. Al numero 28 si trova la Theodore Roosevelt's Birthplace, la ricostruzione di quella che fu la casa in cui nacque il ventottesimo presidente degli Stati Uniti. L'edificio è sito di interesse nazionale, è gestito dalla Guardia Nazionale ed ospita cimeli che testimoniano la vita di questo presidente.


Gramercy Park è una piccola ed esclusiva isola verde nel cuore dell'omonimo quartiere. E' un parco privato (per accedervi bisogna avere la chiave) circondato da splendide case in brownstone protette da cancellate in ferro battuto e su cui si affaccia il famoso Gramercy Park Hotel.
Facciamo il giro intorno al parco e ritorniamo sulla Broadway dove, dopo poco, incontriamo il bel profilo del Flatiron Building. L'edificio è straordinario, sia per lo stile che per l'insolita pianta triangolare.
Siamo orami giunti al Madison Square Park, un'altra zona di verde pubblico popolata da diverse statue.

Flatiron Building


Prendiamo la subway e ci spostiamo alla scoperta di altri due quartieri: Greenwich Village e Soho.

Greenwich Village si contraddistingue per la sua attività culturale, sociale ed artistica. E' un quartiere residenziale e, pare, bohemienne, anche se noi non ce ne siamo accorti. Ospita anche la sede della New York University e per questo motivo è popolata da molti giovani.

Non visitiamo l'università ma ci lasciamo tentare da uno dei suoi store dove acquistiamo alcune magliette e felpe. Risaliamo la Broadway fino alla Grace Church, una chiesa in stile neogotico con un alta giglia e belle vetrate interne. E' solita ospitare concerti d'organo e ce n'è uno proprio questa sera, ma noi abbiamo già altri progetti.

Interno di Grace Church


Giriamo nell' 11ma strada east per vedere due case famose, quella di Oscar Wild e la Weatherman House. Dovrebbero essere al numero 18 e 48 ma gli edifici che troviamo in corrispondenza ci lasciano un pò dubbiosi.
Ritorniamo sui nostri passi e, poco dopo Grace Church, vediamo un negozio di scarpe, Zacky's, con diverse Converse strane in vetrina. Decidiamo di andare dentro a vedere visto che dobbiamo prenderne ancora un paio per Mara. E' l'ennesimo negozio del genere che visitiamo....ma è anche quello giusto!! Non ha la collezione Dr. Seuss, ma ci sono le versioni Plaid e altre texture differenti.
L'interno del primo piano luminoso, grazie alle ampie vetrate, ed è molto tecnologico  con schermi lcd appesi al soffitto e musica a palla, ma la merce è disposta in modo molto ordinato su tavoli in legno. Ci sono diverse marche di abbigliamento americano tra cui l' immancabile Lewis. Le Converse sono al piano di sotto, praticamente occupano metà locale! Alla fine ne scegliamo un paio Lo-Top Plaid ed un altro Hi-Top Pop Art.
Anche Marco ne subisce il fascino e alla fine si prende un paio di One Star Lo-Top. Siamo a posto, finalmente siamo esonerati dal visitare i prossimi negozi di calzature che incontreremo, ma le tre paia di scarpe aggiunge alle maglie della NYU sono un bel fardello da portarci dietro per il resto della giornata !!

Soddisfatti dello shopping ci dirigiamo verso la nostra prossima meta percorrendo la Bowery Street fino all'altezza di Houston Street. Da qui ritorniamo verso la Broadway ed entriamo in Soho, il quartiere dello shopping per antonomasia, della moda e dei negozi che fanno tendenza. Qua non c'è che l'imbarazzo della scelta, tra boutique e famose catene, botteghe di oggetti vintage e ambulanti. Gli esercizi commerciali si susseguono l'uno dopo l'altro, ospitati in begli edifici di mattoni costruiti nella seconda metà del 1800.
Uno di questi è il Cable Building , proprio all'incrocio tra Broadway e Houston, realizzato in stile beaux-arts e caratterizzato dalla presenza di finestre ogivali e da due cariatidi poste sull'architrave d'ingresso.
Un tempo sede di una centrale elettrica ora ospita un negozio della catena Crate & Barrel.

Cable Building


Procediamo oltre svoltando in Prince Street per andare a vedere la St. Patrick's Old Cathedral, indicata dalla nostra guida. Questa chiesa era un tempo un importante centro religioso per gli immigrati irlandesi. L'edificio non ci entusiama e non entriamo all'interno, mentre proprio di fronte c'è un piccolo palazzo in mattoni rossi che attrae di più la nostra attenzione.
Ritorniamo sulla Broadway e poco più avanti, incontriamo il meraviglioso Little Singer Building, un altro edificio realizzato in ghisa e mattoni un tempo sede dell'omonima fabbrica di macchine da cucire.

Little Singer Building


Questa parte della Broadway è molto bella dal punto di vista architettonico e ad ogni metro rivela dei particolari interessanti. C'è molto movimento e tanti turisti entrano ed escono dai negozi.
Molti degli esercizi commerciali hanno allestimenti molto particolari, come quello di All Saints, di fronte al Little Singer Building, con alle pareti numerose macchine da cucire.
Sarà anche per la giornata finalmente soleggiata, ma qua è tutto bellissimo.
Ci vorrebbe più tempo per andare alla scoperta delle vie laterali, per passeggiare con calma, senza una meta precisa. Ma la giornata è ancora lunga (e i pacchi degli acquisti pesano) e noi dobbiamo continuare se vogliamo visitare il più possibile.

All Saints in SoHo


All'incrocio con la Broome, vediamo ancora  l'Haughwout Building, quello che fu il primo edificio ad ospitare un ascensore a vapore. Ha belle facciate con finestre ad arco sorrette da colonne e un antico orologio in ferro. Viene considerato il più bel edificio in ghisa di New York e, in effetti, ha una bella linea molto pulita ed elegante.

Poco più avanti c'è lo store Yellow Rat Bastard, uno di quelli che ci eravamo segnati per l'acquisto delle Converse. Nonostante il proposito di non entrare più in un negozio di calzature, Marco mi abbandona all'entrata con zaino e pacchetti ed entra a vedere.
Dopo un quarto d'ora di attesa comincio a preoccuparmi ....chissà cosa starà acquistando ....
Alla fine quando esce mi rassicura sul fatto che non ci sono Converse particolari, ma, invece, ci sono un sacco di magliette strane ed originali (fatevi un giro sul sito per rendervene conto). Lui è tutto orgoglioso di aver acquistato una t-shirt di Hello Kitty per Giada. Gli faccio notare che il disegno è natalizio, ma la cosa non lo sconvolge!

Ritorniamo indietro lungo la Broadway e giriamo all'altezza della Houston in direzione est entrando in un nuovo quartiere: il Lower East Side. Il panorama urbano cambia, non ci sono più i bei palazzoni in ghisa, ma edifici in arenaria rossa alti fino a dieci piani. Anche i turisti sono diminuiti, gli unici che vediamo sono in coda da Katz's Deli, il locale reso celebre da Meg Ryan nel film Harry ti presento Sally.
Sarebbe stato il posto ideale per il nostro pranzo, ma c'è troppo da aspettare, così tiriamo avanti vedendo da lontano la sagoma candida, regolare e squadrata del New Museum of Contemporary Art.


La nostra prossima meta e, forse, il luogo per il pranzo è l'Essex Street Market, un bel mercato coperto con negozi di frutta e verdura, drogherie, macellerie e piccoli locali di alimentari che vendono prodotti etnici e particolari. C'è ogni ben di Dio ... pasta italiana, pane francese.... praticamente c'è cibo da tutto il mondo!
Contavamo di mangiare all'Essex Restaurant ma è aperto solo a cena così ripieghiamo su un vicino Mc Donald visto che in giro non c'è altro che ci ispira ed è già tardi!!

Un negozio dell'Essex Street Market


Terminato il nostro hamburger americano ci infiliamo nella metro, prima sulla linea F poi sulla B fino a Columbus Circle da dove prendiamo il treno 1 che ci porta ad Harlem.
Abbiamo fatto tutta questa strada per venire a dare un'occhiata alla cattedrale St.John the Divine, il più grande edificio religioso degli Stati Uniti (non ancora del tutto terminato). E' realizzata secondo diversi stili architettonici, anche se è il neogotico a prevalere.
Se tutto in America è Big, St.John the Divine ne è un esempio.
Immensa è dire poco e te ne accorgi appena entri dentro.La alta navata centrale è interminabile e su di essa si affacciano sette cappelle. Da un lato c'è anche il Poets Corner per commemorare i più famosi scrittori americani.

St.John the Divine


Dopo aver visitato i vari ambienti usciamo per recarci alla Riverside Church. Siamo nel quartiere Morningside Heights, territorio della Columbia University, che qui ha la sua sede.
Noi ne attraversiamo il cortile principale percorrendo il College Walk da dove si potrebbe vedere la statua dell'Alma Mater, non fosse che davanti alla Low Library ci sono diversi grandi gazebo bianchi. Nonostante sia un luogo tranquillo rispetto al mondo esterno del quartiere, ci sono molti studenti che si aggirano tra gli edifici, che leggono un libro o partecipano a gruppi seduti sul prato... propio come si vede nei telefilm americani!!

Ci lasciamo alle spalle quello che è uno degli atenei più autorevoli al mondo e giungiamo alla Riverside Church. Quello che ci troviamo davanti è un bell'edificio gotico con un alta torre di 115 metri. Purtroppo lo troviamo chiuso...peccato, in questa magnifica giornata sarebbe stato bello salire fino alla sua piattaforma per vedere il panorama da quella parte di Manhattan!!

L'ultima tappa del nostro percorso è il S.Grant National Memorial, conosciuto come Grant's Tomb, la tomba del generale Grant, eroe della guerra di Seccessione e presidente degli Stati Uniti. Si tratta di un grande mausoleo costruito in granito bianco. L'ingresso è anticipato da una larga scala e da un portico con colonnato. L'edificio, a pianta quadrata, è sormontato da un alta cupola.
Ne visitiamo l'interno che, oltre a contenere le spoglie di Grant e sua moglie, ospita alcuni cimeli appartenuti a questo personaggio storico.

Grant's Tomb


L'itinerario di oggi è completato e non ci resta che tornare in hotel per prepararci alla serata.
Anzichè tornare sui nostri passi per raggiungere la precedente fermata della subway decidiamo di raggiungere la successiva. all'incrocio tra la 125ma St. e Broadway e ..... a sorpresa scopriamo che è sopraelevata!!
Inizialmente la metropolitana di New York correva in superficie e questo è uno dei tratti che è rimasto attivo.
Fa un certo effetto raggiungerla salendo in su anzichè scendere sotto terra.
A questo punto ci viene in mente l'articolo letto poco prima di partire che parlava della realizzazione si un parco, l'Hight Line, sul vecchio percorso della metro nel Lower East Side. Molto probabilmente non avremo tempo di andarlo a vedere, ma è sicuramente adatto a chi cerca qualcosa di insolito.

Mezz'ora di viaggio per attraversare Manhattan e siamo in Tribeca. Una doccia veloce e siamo pronti per il programma serale che ci vedrà spettatori ad un concerto jazz al Lincoln Center.
Dobbiamo però essere lì almeno un'ora prima perchè i posti a disposizione sono pochissimi.
Quindi ....ennesima corsa con la subway che ci deposita a Columbus Circle.
Ci compriamo un bagel con formaggio (Filadelphia !!) e del the freddo e passeggiamo fino alla Josie Robertson Plaza, il centro di questo grande complesso culturale che comprende decine di sale per spettacoli, la Metropolitan Opera House e il New York State Theatre.
Nella fretta di partire abbiamo dimenticato il nome della sala dove si terrà il concerto, per cui chiediamo informazioni ad usciere che ci dice che non sono previsti spettacoli jazz per quel giorno.
Siamo un pò confusi ...possibile che sia stato annullato all'ultimo minuto?
Riproviamo rivolgendoci ad un poliziotto che (grande!) ci dà subito tutte le infomazioni che ci servono.

Varchiamo così la soglia del David Rubenstein Atrium in tempo per riservarci un tavolo, appena lasciato libero da una coppia di italiani, che, più tardi, condivideremo con due americane. Ordiniamo da bere e attendiamo l'inizio dello spettacolo guardandoci un pò in giro. La sala non è molto grande, ci sono una trentina di tavolini per lo più occupati da persone anziane, un'area biglietti dove di giorno è possibile prenotare il tuor di vista per il Lincoln Center, e un modesto bar con bancone. Le pareti sono bianche e si contraddistinguono per la presenza di due giardini verticali, i primi che vediamo all'interno di una abitazione. Al centro della stanza, a ridosso di una parete e sotto un grande schermo, è già stato preparato un pianoforte. Al di là degli spettacoli che ospita è comunque un logo piacevole dove riposarsi e bere qualcosa o navigare nel web gratuitamente come sta facendo il nostro vicino per "ammazzare" il tempo.

Finalmete arriva l'inizio dello spettacolo, le luci si abbassano, le voci si zittiscono e viene annunciata l'artista protagonista della serata: Judi Carmichael, pianista e vocalist jazz.
La serata si preannuncia frizzante fin dai primi interventi. Judi è un artista simpatica che riesce ad intrattenere il pubblico oltre che con le sue eccellenti qualità musicali, anche con battute spiritose sulla sua vita, le sue esperienze all'estero, sui new yorkesi e sui musicisti che l'accompagnano nella serata.
Il New York Times l'ha definita "stupefacente, impeccabile e coinvolgente" ... come dargli torto
E' eccezionale ... molto più di quello che ci eravamo immaginati.
Peccato che lo spettacolo finisca presto, troppo presto. E' talmente brava e simpatica che staresti delle ore a sentirla!!

Judi Carmichael at David Rubenstein Atrium


Usciamo dal David Rubenstein Atrium inebriati e torniamo in hotel fermandoci a prendere una porzione di pizza da un locale vicino al nostro Duane Street Hotel Tribeca e la consumiamo mentre organizziamo la giornata successiva, l'ultima, ahi noi!, prima del ritorno a casa.

Alla scoperta del Met e panorama notturno sul Top of the Rock

Anche oggi ci svegliamo con un tempo uggioso e grigio, forse l'ultimo, secondo le previsioni meteorologiche che segnalano bel tempo a partire da domani.
Ne approfittiamo, allora, per visitare un altro museo, tra quelli che avevamo già previsto di vedere perchè inclusi nella CityPass.
Si tratta del Metropolitan Museum of Art, meglio conosciuto come Met.
Questo museo è uno dei importanti musei del mondo, con una collezione di oggetti ed opere d'arte vastissima.
La sua sede principale si trova nel Upper East Side, di fianco a Central Park, in un maestoso edificio lungo quello che viene definito il Museum Mile, ossia il Miglio dei Musei.
Non tutti i turisti sanno però che il Met ha anche una sede distaccata, detta Cloister, situata piuttosto lontano dal centro, nel quartiere Inwood, vicino all'estremitù nord di Manhattan.

I nostri biglietti prevedono l'ingresso gratuito sia al Met che ai Cloister per visite effettuate nella stessa giornata e noi abbiamo intenzione di sfruttarli fino in fondo.
Così alle 8.30 prendiamo la linea A express della metropolitana e in circa quaranta minuti siamo all'incrocio tra la Fort Washington Avenue e la 190ma strada, praticamente di fronte al Fort Tyron Park, un bel parco fiorito che ospita al suo interno l'edificio del museo.
Il motivo per cui abbiamo scelto di visitare questa succursale del Met e di non limitarci, come molti turisti, a vedere solo la sede principale, è proprio la sua posizione e l'atipicità del luogo.
Il nome Cloisters, chiostri in italiano,  sta infatti ad indicare l'edificio che ospita il museo, una ricostruzione degli anni '30 che richiama i tipici edifici conventuali europei e che incorpora al suo interno pezzi originali di antichi monasteri spagnoli e francesi.
Il luogo è sorprendentemente affascinante, su una piccola collina al centro del parco che si affaccia sulle sponde del fiume Hudson.

Un Chiostro


Peccato per la pioggia che ha ricominciato a cadere fine, sarebbe piacevole fare una passeggiata intorno.
Arriviamo praticamente all'ora di apertura, siamo i primi visitatori e abbiamo le sale tutte per noi!
Alla biglietteria ci viene consegnata una spilla che ci servirà più tardi per entrare senza fare code al Met.
Le esposizioni dei Cloisters riguardano, ovviamente, l'arte medioevale. Nelle varie sale possiamo ammirare arazzi, affreschi, opere per lo più di carattere religioso.
L'ambientzione è favolosa, passaggi ad archi, gallerie in pietra, una cappella romana e cinque diversi chostri, tra cui uno che già conosciamo: quello di Saint-Michel de Cuxa.
E' incredibile come abbiamo fatto a trasportare qua interi pezzi di chiese e ci viene da chiedere "A che pro? Non stavano meglio dove erano?".
Intanto, però, l'effetto è magnifico e sembra di essere in qualche parte della Francia anzichè nella caotica Manhattan!!
Fa parte del museo anche un orto dove è possibile vedere diverse varietà di fiori ed erbe officinali.
Nonostante le opere d'arte in sè non risveglino in noi particolare interesse (forse perchè arrivando dall'Europa siamo abituati a ben altro) l'insieme rimane comunque molto suggestivo, adatto a chi è alla ricerca di qualcosa di alternativo da visitare.

Usciti di lì, riattraversiamo parte del parco fermandoci di tanto in tanto a fotografare gli immancabili scoiattoli, e riprendiamo la metropolitana scendendo all'altezza dell'American Museum of Natural History.
E' nostra intenzione attraversare Central Park per arrivare al Metropolitan Museum da dietro.
Non sappiamo se è semplice imbranataggine nostra, ma notiamo che orientarci in questo grande parco new yorkese non è per niente semplice! Non ci sono cartine sui sentieri (o almeno noi non ne abbiamo viste) e neppure indicazioni che rimandino all'East Side.
Alla fine riusciamo a raggiungere il Met, proprio quando temevamo di girare a vuoto.
Mangiamo un ottimo hot-dog ad un banchetto di fronte all'edifio e poi ci buttiamo nella calca di turisti che affolla il museo.
Passiamo il solito rigoroso controllo degli zaini (che poi posiamo nel guardaroba) e, grazie alla nostra spilla, entriamo senza neanche un secondo di attesa.
Il Museo è enorme, impossibile, quindi, visitarlo interamente in un'unica giornata senza rischiare un overdose di arte.

Tempio Dendur


Si sviluppa,infatti, su due piani e comprende circa ventotto collezioni permanti e almeno dieci temporanee ed espone opere di differenti periodi storici e provenienti da numerose culture diverse.
Per goderne appieno è meglio selezionarne alcune e vedere bene quelle.
Noi, cartina alla mano, abbiamo scelto, prima di tutto, di vedere la sezione riguardante le Pitture Europee del IX secolo posta al secondo piano.
La collezione è molto vasta e comprende moltissimi quadri, soprattutto francesi, di pittori del Romanticismo e dell'Impressionismo. Intere sale sono dedicate ai nostri artisti preferiti: Degas, Monet, Van Gogh, Cezanne, Gaugin. Come al solito è emozionante rivedere dal vivo opere che fino a quel momento avevamo visto solo sui libri d'arte. I turisti che si ggirano tra le sale sono molti, ma il museo è talmente vasto che si può stare tranquillamente a tu per tu con gli "Iris" di Van Gogh almeno per qualche minuto.
Terminata questa collezione passiamo ad ammirare le Pitture Europee, che includono, tra gli altri, dipinti di Mantegna, Rubens, Tiepolo e Rembrandt.
Sempre al secondo piano, visitiamo la galleria dedicata all'Arte Asiatica con opere, soprattutto statue, provenienti da India, Nepal, Tibet ed Indonesia ed entriamo nell' insolita e particolare sala dedicata agli Strumenti Musicali. Qui, in una piccola camera, è ospitato un certo numero di strumenti antichi e rari provenienti da diverse regioni del mondo.
Completiamo la nostra visita al secondo piano attraverando la sala dell'Arte Cinese, per ammirare l'Astor Court, un giardino ricreato su modello di un giardino presente nella città di Suzhou. Tutto è perfettamente curato, pulito e silenzioso. L'accuratezza della riproduzione è sorprendente.
A questo punto scendiamo al piano terra dove, tra le numerose collezioni presenti, ci teniamo a vedere quella dedicata agli Egizi.
In quel momento è la zona più affollata anche perchè si trova subito dopo l'ingresso ed il primo posto in cui i visitatori vanno.
La sezione è stata allestita in grande stile con alte statue e moltissimi reperti.
E' sicuramente una collezione molto interessante, ma, secondo noi, non batte quella dell'American Museum of Natural History, dove l'atmosfera è molto particolare.
Grandiosa, comunque, è la ricostruzione del Tempio di Dendur posta in una luminosa sala la cui vetrata si affaccia direttamente su Central Park.
A questo punto la stanchezza comincia a farsi sentire, ma è un peccato uscire così senza dare un'occhiata alle altre collezioni. Decidiamo allora di fare un giro per le sale soffermandoci sui pezzi che attraggono di più la nostra attenzione.
Il museo è veramente stupendo, gli spazi sono più ampi di quando ci eravamo immaginati e l'ambientazione delle varie collezioni è curata fin nei minimi particolari.
Ha però un lato negativo. Il percorso lungo le sale non è così immediato e tra una collezione e l'altra non è sempre semplice tornare all'ambiente principale. Per di più la mappa che viene fornita non è molto esplicativa, riporta le sezioni, ma la numerazione delle singole sale (a differenza del MoMa) per cui ... ci si perde facilmente. Fortunatamente si trova sempre qualcuno del servizio di sicurezza pronto ad aiutare i poveri smarriti!!

Usciti dal Met verso le 15.30 incredibile .....fa capolino un pò si sole!!
Decidiamo di trascorrere le ore rimanenti del pomeriggio sulla 5th Avenue per fare un pò di shopping.
La nostra prima meta è Fao Schwarz, un'immenso negozio di giocattoli nonchè il sogno per ogni bambino.
E' letteralmente un paese delle meraviglie con peluches giganteschi, automobiline, abiti per trasformarsi in pricipesse, Uomo Ragno, Harry Potter ....
C'è persino un angolo dedicato ai Muppets dove Marco va in visibilio!!
Meraviglioso! E' pieno di suoni e colori! Meno male che non ci sono le bambine .... ci lascerebbero il cuore!!
Peccato che, in tutto questa moltitudine di giocattoli non riesca a trovare quello che sto cercando: un misero modellino di tir americano. La misura più piccola è un 50 x 30 che neanche riesco a far stare in valigia!!

Fao Schwarz


Usciamo di lì ed entriamo nel vicino Apple Store, regno incontrastato dell'elettronica.
La sua entrata si riconosce da lontano visto che vi si accede da una struttura quadrata in vetro e metallo che porta il conosciuto logo della mela.
Ovviamente c'è un grande via vai. Il negozio è un grande open space allestito con lunghi tavoli dove sono in esposizione i prodotti Apple completamente a disposizione dei clienti che li possono provare prima dell'acquisto. Avvicinarsi non è semplice, vista la ressa, ma alla fine proviamo un'iphone, più per curiosità che per effettivo interesse.

Dopo l'Apple Store è la volta di Bloomingdale's la storica meta dello shopping newyorkese.
Appena si entra si viene subito investiti da un mix fortissimo di profumi e decine di commesse che tentano di farti provare l'ultima essenza e la crema rivoluzionaria del momento. Le dribbliamo e ci dirigiamo nei reparti di abbigliamento dove si possono trovare anche abiti di stilisti a prezzi ridotti rispetto all'Italia.
Ci saremmo aspettati più confusione, invece, il negozio, immenso, è piuttosto tranquillo.
Marco, però, lo reputa troppo snob per fare acquisti e così ci lasciamo riprendiamo la 5th Avenue che percorriamo per un breve tratto e poi cn la metropolitana ci spostiamo in Times Square.
Siamo sempre alla ricerca di alcune Converse della collezione Doctor Seuss per cui entriamo praticamente in tutti i negozi di articoli sportivi o scarpe che incontriamo sul nostro percorso fino a giungere alla nostra successiva meta Macy's.
Questo è un altro dei mitici grandi magazzini newyorkesi. C'è in pò di tutto in ventita: abbigliamento, calzature, casalinghi, prodotti di bellezza ...
Qui, a differenza di Bloomingdale's c'è parecchia gente che gira ed acquista.
Anche qui le mille note di profumi ci stordiscono, mentre cerchiamo di ignorare le numerose commesse che cercano di farci provare i loro prodotti.
Come già abbiamo potuto notare nel negozio di Boston, da Macy's la merce è esposta in modo molto confuso e non è semplice trovare quello che si desidera. Alla fine comunque compriamo alcune polo di Ralph Laurent, diversi pezzi di Hilfinger e di Lewis, tutte marche che qui vengono vendute a dei prezzi molto convenienti.
La commessa che ci serve alla cassa, un'afroamericana un pò fuori di testa, ci consiglia di lasciare la merce lì e di andare al banco informazioni per farsi fare la Visitors Card, una carta che da diritto al 10% di sconto sugli acquisti. Riattraversiamo mezzo magazzino, superiamo in apnea il reparto profumi e dopo aver chiesto informazioni riusciamo a trovare il banco. A differenza della carta che ci hanno fatto a Boston e che durava solo 3 gioni, questa ha validità mesi.
Ritorniamo a pagare i nostri acquisti e poi usciamo.
A poca distanza da lì c'è un Foot Locker che non abbiamo ancora visitato. Siamo sempre alla ricerca delle Converse, magari questo è il negozio giusto.
Ed infatti ...non troviamo la collezione Dr.Seuss, ma ci sono quelle "I love" che Giada aveva inserito nella sua wishlist. Le prendiamo subito, anche se di un numero più grande. Nel reparto vicino, poi, scoviamo quelle a forma di coccinella perfette per la piccola Matilde che nascerà a breve .... perfetto! Dopo tanto girare finalmente qualcosa abbiamo trovato!!
Ormai è tardi per andare al Pier83 e fare la crociera al tramonto, così cerchiamo un posto per mangiare cena prima di andare al Duane Street a posare i nostri pacchetti.
Propongo un Deli sulla 6th Avenue: il posto mi sembra pulito e ci sono i tavolini per mangiare. Marco acconsente ed entriamo. E' gestito da cinesi e i piatti hanno un impronta molto orientale. Paghiamo un forfait che comprende una lattina e sei differenti pietanze. Noi però ci limitiamo a due, più che altro perchè le verdure non ci ispirano e prendere pollo o riso cucinato in modi differenti ci pare un pò ridicolo. Ci guardano strano, ci dicono che abbiamo preso troppo poco cibo e, nonostante li rassicuriamo, parlottano nella loro lingua e ridacchiano. Già i cinesi non mi stanno molto simpatici, se fanno anche così .... Ci aggiungiamo un dolce (americano), che si paga a parte e poi consumiamo in fretta la nostra cena.

Tornati in hotel ci riposiamo un attimo e poi riprendiamo la metro per andare al Rockfeller Center e salire al Top of the Rock.
Quando a casa abbiamo programmato le attrazioni da vedere a New York, avevamo scartato l'ipotesi di salire su questa celebre terrazza, preferendole quella dell'Empire State Building. Poi, dopo aver sentito le opinioni di diversi viaggiatori di ritorno da New York, abbiamo deciso che ci saremmo andati se avessimo trovato il tempo e se una volta lì ci fosse venuta voglia di fare anche quest'esperienza.
Che cosa ci ha fatto cambiare idea?
Prima di tutto il fatto di aver avuto così tante giornate brutte e grigie. Ci serviva vedere qualcosa che ci tirasse un pò su il morale e la vista di New York di notte e dei suoi grattacieli illuminati è quello che ci vuole!
Il prezzo dei biglietti (21 dollari) è un pò esoso, ma, alla fine, ne vale la pena.

Appena entrati veniamo subito accolti ed indirizzati alle casse.
L'ambiente è ampio ed elegante. All'ingresso ci colpisce prima di tutto il meraviglioso lampadario realizzato da Svarovsky.

Panorama dal Top of the Rock


Il percorso è segnato da un tappeto rosso ed è chiuso da cordoni. Non c'è coda in quel momento. Facciamo i biglietti, poi seguiamo un nuovo tracciato che ci porta davanti ad un grande schermo dove si proietta un video che racconta la storia del grattacielo, facciamo la solita foto di rito per immortalare l'evento e finalmente ci accompagnano all'ascensore che ci porterà su su fino al settantesimo piano.
Sono le 10.30 e non c'è molta molta gente.
L'ascensore è già di per sè uno spettacolo, sia per la velocità con cui sale, sia per i suoni e le luci che vengono proiettate al suo interno.  Il tetto, poi, è trasperente ed alzando gli occhi si vede la meta che si avvicina velocemente. Insomma ...una vera americanata!!
Il panorama è stupendo, tutto intorno si vedo i grattacieli di Manhattan illuminati tra cui spicca, fiero, l'Empire State Building. La terrazza del Top of the Rock non è del tutto lineare ed è composta da due livelli. Il primo ha due grandi balconi protetti da alti vetri e separati tra di loro da un salotto interno dove è possibile comunque avere una buona visuale. Ovviamente la presenza delle vetrate non rende molto facile lo scatto delle fotografie nonostante tra una e l'altra ci sia un piccolo spazio. E' senz'altro meglio salire al livello successivo protetto solo da ringhiere.
Guardare questa città dall'alto è veramente emozionante. E' incredibile come sappia trasformarsi ad ogni attimo, come appia diversa a seconda dell'angolatura da cui la osservi.
Ci soffermiamo per un sacco di tempo, godendoci il panorama e facendo molte foto. L'aria è fresca, ma piacevole. Decidiamo di scendere quando arriva una comitiva piuttosto rumorosa.
Quasi quasi ci pentiamo di non aver acquistato da casa il Combo Ticket Sunrise Sunset che da diritto a salire due volte, di giorno e di sera.
Scendiamo utilizzando di nuovo l'incredibile ascensore veloce scortati dagli onnipresenti controllori.
La nostra visita termina nello shop dove si trovano i soliti souvenir a tema.
Non prendiamo niente, abbiamo già dato alla Statua della Libertà ed a Ellis Island.
Usciamo lasciandoci alle spalle lo sfarzo del Rockfeller Center e ci dirigiamo verso la subway passando lungo la 47ma strada, cuore del Diamond District. Qui c'è praticamente una fila interminabile di negozi e botteghe che vendono solo diamanti. Purtroppo sono chiusi e le vetrine oscurate. Marco, ovviamente, tira un sospiro di sollievo e mentalmente se lo segna come luogo da evitare nei prossimi giorni ...
Ormai siamo arrivati alla metro, prendiamo il primo treno che ci porta stanchi, ma soddisfatti all'hotel.

Al cospetto di Miss Liberty, un giro a Lower Manhattan e ancora Brooklyn

Stamattina ci svegliamo presto in quanto abbiamo prenotato online già da tempo i biglietti per la visita della Statua della Libertà e di Ellis Island. Abbiamo effettuato la prenotazione con l'agenzia Statue Cruises ed al prezzo di 15 dollari ciascuno ci siamo assicurati il collegamento in traghetto, la visita al Museo della Statua, la salita non solo al piedistallo, ma anche alla corona e la visita all'isola-museo di Ellis Island.
La salita alla corona prevede un supplemento di 3 dollari e va prenotata con largo anticipo (noi l'abbiamo fatto sei mesi prima).
La partenza del traghetto è a Battery Park, alla punta meridionale di Manhattan.
Ci arriviamo comodamente in metropolitana e, come stabilito dalla prenotazione, alle 8.30 ci presentiamo presso le casse di Castle Clinton per cambiare i nostri viaggi in biglietti.
Non c'è praticamente coda a quest'ora e, dopo aver passato i severi controlli di passaporto, zaini e metaldetector ci imbarchiamo con il secondo traghetto.
Purtroppo il tempo non è bello come speravamo, è grigio e nuvoloso, ma almeno non piove come il giorno prima!!

La traversata è breve. In un quarto d'ora siamo al cospetto di Miss Liberty, uno dei simboli non solo di New York, ma dell'intera America.
Vederla da vicino è veramente emozionante. La costruzione è imponente, fiera, bellissima.
Peccato per il brutto tempo ... le foto non le renderanno giustizia.
In breve sbarchiamo e subito perdiamo un pò di tempo per farci un giro intorno, per ammirarla da tutti i lati.
In effetti ci avevano detto di approfittare del arrivo in prima mattinata per salire subito sulla statua in modo da evitare le lunghe code che si formano normalmente, ma noi ce ne dimentichiamo.
C'è da rilevare che sull'isola non ci sono indicazioni su come comportarsi per accedere alla statua e tutto si basa sulla propria intuizione da turista.
Per questo alla fine facciamo un pò di confusione e, dimenticando di andare a prendere i braccialetti per la salita alla corona, affittiamo prima gli armadietti per depositare gli zaini (1 dollaro per due ore) e ci mettiamo in coda (fortunatamente inesistente) per l'accesso. Da qui ci rimandano indietro all'Information Center dove i ranger ci forniscono i braccialetti colorati, unico lasciapassare per salita.
Con quelli al polso sinistro abbiamo via prioritaria e saltiamo qualsiasi coda, superando in breve i controlli di sicurezza e ritrovadoci finalmente all'interno della base della statua dove veniamo riconosciuti ed accolti da un'altra guardia che ci fornisce il nostro orario di salita alla corona.

La Statua della Libertà


Mancano venti minuti e ne approfittiamo per visitare il museo che espone documenti ed immagini fotografiche sulla statua e della sua realizzazione.
Allora prestabilita ci ritroviamo nel punto indicatoci e ci uniamo agli altri visitatori (più o meno una quindicina di persone). Ascoltiamo le indicazioni che ci impartisce il ranger e poi via .... inizia la nostra salita!
Il percorso che si segue per visitare la corona è differente e distaccato da quello utilizzato dai visitatori che si fermano al piedistallo. Prima si salgono 335 gradini che portano ai piedi della statua e poi ulteriori 168 scalini di una scala a chiocciola che si snoda ripida nel ventre della statua.
Alla fine pensavamo fosse più faticoso e richiedesse più tempo, invece in breve si arriva alla corona ad ammirare il panorama che offrono le ristrette finestre.

La scala a chiocciola


Bisogna ammettere che con la giornata grigia non si vede granchè, ma è sorprendente vedere la statua dall'interno, le sue cavità, come è tenuta insieme da sbarre che l'attraversano e dal complesso di scale che ci hanno permesso la salita. E' impressionante!
Purtroppo sulla corona lo spazio e minimo e quindi non ci si può sostare più di tanto perchè occorre lasciare lo spazio anche agli altri componenti del gruppo.
Scendendo ci fermiamo ad ammirare anche il panorama dalla piattaforma sul piedistallo, quella a cui hanno accesso i normali visitatori.
Vista l'esigua differenza di prezzo del biglietto consiglio senza dubbio la salita alla corona che aggiunge qualcosa in più alla visita di questo splendido monumento.
Tenete però presente che occorre prenotare con molto anticipo perchè al nostro passaggio i biglietti disponibili partivano dal mese di Novembre!!

Ripresi i nostri zaini prima dello scadere delle due ore facciamo ancora un giro intorno alla statua.
Ora i turisti sono molto numerosi e c'è una coda tremenda anche solo per riprendere il traghetto che ci condurrà ad Ellis Island, nostra meta successiva.

Ellis Island è una piccola isola posta alla foce del fiume Hudson, poco lontano da Manhattan e in prossimità di Liberty Island. Quest'isola è famosa perchè a partire dal 1892 e fino al 1954 fu il primo centro federale di accoglienza per gli immigrati che sbarcavano in America. Si conta che in quegli anni ci fu un afflusso giornaliero di ben 12.000 persone, provenienti per lo più dall'Irlanda, dall'Inghilterra, dalla Germania e dall'Italia.
Qui gli immigrati appena sbarcati venivano sottoposti a controlli per verificare che avessero i requisiti, anche dal punto di vista medico, per rimanere negli Stati Uniti.
Ora il centro, chiuso ormai da tempo, è stato trasformato in museo, l'Immigration Museum, dove è possibile farsi un'idea molto chiara di quale era l'esperienza di un immigrato appena approdato nel nuovo continente.
Sbarcare ad Ellis Island, in fondo, mette un pò di tristezza. Si può ancora avvertire quali fossero le ansie e i timori di quelle persone che vedevano nell'America un punto di partenza e che spesso arrivavano qui senza soldi, senza conoscere la lingua, ma carichi solo di speranze.
Spesso qui, poi, si svolgevano piccoli drammi, famiglie venivano divise, i malati venivano rispediti in patria e le attese erano lunghe e le pratiche burocratiche apparivano strane agli occhi di chi arrivava da una realtà povera e totalmente diversa.
Una frase scritta su un muro dell'edificio identifica Ellis Island come "Island of Hope, Island of Tears" (isola di speranze, isola di lacrime).

Museo dell'Immigrazione


Quando arriviamo sull'isola incomincia a piogginare fine, così entriamo dentro all'edificio principale ed iniziamo subito la visita del Museo. Come alla Statua della Libertà, anche qui è possibile noleggiare delle audioguide a pagamento (anche in lingua italiana) che permettono di approfondire la conoscenza sul museo.
Decidiamo di farne a meno e di sentirci liberi di girare per le stanze soffermandoci su quello che più ci colpisce, ma prendiamo i biglietti gratuiti per assistere alla proiezione di un film documentario sull'isola.
Il film è solo in lingua inglese, ma è sottotitolato e ben comprensibile. E' molto interessante come pure lo è l'introduzione fatta dalla ranger che ci fornisce informazioni generali sulla storia del centro d'immigrazione.

Dopo la sua visione visitiamo le sale che attraverso gallerie multimediali illustrano passo per passo come avvenivano le procedure di immigrazione e come era la vita di un immigrato che approdatava ad Ellis Island.
Grazie a dei telefoni è anche possibile ascoltare le testimonianze di alcuni immigrati che raccontano la loro esperienza.
Pranziamo nel caffè interno che offre ottimi panini a prezzi abbastanza ragionevoli e poi proseguiamo la nostra visita fino verso le 16.00 quando riprendiamo il traghetto per tornare a Battery Park.

Approdati dinuovo a Manhattan decidiamo di visitarne la parte bassa (Lower) che non abbiamo ancora visto in modo approfondito nonostante il nostro hotel si trovi in zona.

Arrivo a Battery Park


Per prima cosa visitiamo il National Museum of American Indian ospitato all'interno di un maestoso edificio al cui ingresso si affaccia sul Bowling Green, il più piccolo ed antico parco di New York.
Si tratta di un museo molto suggestivo che ospita tessuti, indumenti, copricapi, attrezzi e manufatti originali di numerose tribù dei nativi americani.
E' la prima volta che veniamo a contatto così diretto con la cultura di questi popoli e la bellezza dei loro oggetti ci lascia a bocca aperta.
Le sale in cui sono ospitate le collezioni, poi, sono meravigliose, ricche di affreschi e statue di navigatori.
All'interno del museo vengono anche organizzati spettacoli, danze e laboratori, ma purtroppo durante il periodo della nostra permenenza non ce ne sono in programma.

National Museum of American Indian


L'ingresso al museo è gratuito, ma occorre superare un controllo di sicurezza (piuttosto usuale qui a New York) con metaldetector. Per gli appassionati vi è anche la possibilità di acquistare presso lo shop oggetti artigianali, cd musicali e libri che parlano degli indiani.
Purtroppo alla nostra visita alcune sale erano in allestimento e il museo non è incentrato tanto sulla storia quanto più sulla cultura, ma rimane comunque un'interessante e bella esperienza che consigliamo di fare.

Usciti di lì attraversiamo il Bowling Green, dove la leggenda dice che qui un colono olandese acquistò dai nativi americani l'isola di Manhattan per soli 24 dollari, e andiamo a fotografare il vicino Charging Bull, la famosa scultura in bronzo raffigurante un toro che carica.
Avevamo già tentato di fotografarla invano il primo giorno, ma l'orda di turisti che ad ogni ora la circonda è incredibile. Questa volta siamo fortunati, una ragazza ordina perentoriamente di lasciare libera la statua per permetterle di fare uno scatto fotografico e straordinariamente viene ascoltata!!!
Ne approffittiamo ed eccolo qui

Charging Bull


A questo punto scendiamo lungo la Exchange Place ed arriviamo a Wall Street, la sede della Borsa più famosa del mondo, luogo frenetico di scambi commerciali e finanziari che fanno tremare spesso le economie di tutto il mondo.

Lasciata Wall Street, a quell'ora popolata più da turisti che da uomini d'affari,  ci dirigiamo verso Trinity Church, un edificio riservato al culto anglicano realizzato in stile neogotico.
Certo le chiese qui nel nuovo continente non raggiungono la bellezza delle nostre cattedrali europee, ma alcune hanno dei tratti particolari interessanti che meritano di essere visti.
Certo si rimane sempre un pò in dubbio su quali siano gli artefatti e quali i pezzi autentici .... sono talmente bravi a rifare ogni cosa!
La Trinity Church venne progettata a metà del 1800 ed è caratterizzzata da una guglia altissima, fine e slanciata, che probabilmente un tempo, quando ancora non era circondata da grattacieli, spiccava enormemente.
L'interno è buio, la navata è abbellita da decori neogotici e tra tutte si distingue la bella vetrata sopra l'altare.


Lasciata quella che un tempo era la chiesa più ricca del paese, proseguiamo lungo la Broadway fino a raggiungere la St. Paul's Chapel. Questa semplice cappella, ospitata in un edificio in brownstone, già conosciuta in quanto luogo in cui pregò George Wshington dopo la sua elezione a presidente, dopo i tragici eventi dell'11 settembre ha assunto una una nuova importanza. Vista la sua vicinanza al World Trade Center, è qui che i volontari operarono per dare sostegno ai sopravvissuti, ai parenti ed ai soccorritori.


Un uniforme in St.Paul's Chapel



Visitare questa cappella tocca veramente il cuore. Alle sue pareti è esposta una mostra permanente che ricorda la tragedia. Fotografie dei dispersi, orsetti di peluche, attrezzature dei vigili del fuoco ci fanno andare indietro con la memoria a quel giorno di Settembre e ci ripropongono interrogativi a cui purtroppo ancora oggi non siamo in grado di dare una risposta.
Quello che commuove di più è la grande forza che hanno avuto in quel periodo i volontari, la volontà delle persone di darsi da fare per aiutare il prossimo e la coesione della nazione.


L'interno della cappella è molto luminoso, con pareti chiare e sottili  colonne bianche sotto un soffitto azzurro.
In alto si può ammirare un grande lampadario e su un lato la panca in cui era solito pregare George Washington.


Lasciamo tristemente questo luogo ed andiamo da Century 21, il grande magazzino popolare per per i forti sconti su abbigliamento, scarpe ed accessori.
Sembra un pò un controsenso andare dopo l'esperienza della  St. Paul's Chapel ma ho assolutamente bisogno di un paio di scarpe da running, perchè le mie sono troppo strette e non riesco più a camminare tanto mi fanno male i piedi!!
Lì c'è di tutto e niente ed ho finalmente la conferma che non sono fatta per lo shopping!!
Siccome per me anche l'occhio vuole la sua parte, mi piacciono i negozi ordinati, in cui la merce è ben esposta ed in cui si riesce a trovare subito ciò che si ha bisogno.
Qua è un marasma!! Gettiamo un'occhio all'abbigliamento, ma lasciamo subito perdere .... il Made in Italy è tutto un'altra cosa.
Probabilmente se si cerca bene, magari si riescono anche a trovare abiti di buon gusto a prezzi stracciati, ma non ne abbiamo nè il tempo nè la voglia.
Cercare un paio di scarpe n.39 in tutto quella confusione è una vera impresa, ma finalmente ce la facciamo!!
Con queste probabilmente riuscirò a sopravvivere alle lunghe camminate che ci aspettano nei giorni successivi!!


Usciti di lì ceniamo al Deli Arome II, già sperimentato la nostra prima sera a New York, e poi andiamo a rinfrescarci un attimo in hotel prima della nostra escursione notturna.


Visto che il tempo è stato per tutto il giorno grigio e cominciamo a domandarci se vedremo mai un pò di sole, abbiamo deciso di tirarci su facendo una passeggiata con le luci della sera sul Ponte di Brooklyn
Per fortuna non piove, l'aria è calda ed è veramente piacevole attraversare l'East River e raggiungere Brooklyn in questo modo un pò insolito.
Il Ponte di Brooklyn è senza dubbio uno dei simboli più conosciti della città di New York. Venne inaugurato nel 1883 dopo vent'anni di lavoro costelalti da numerose disgrazie. Il risultato però è magnifico e non a torto viene considerato da molti il più bel ponte del mondo.
Il percorso a piedi inizia vicino alla City Hall e si sviluppa ad un livello superiore e centralmente rispetto alle corsie riservate alle auto.
Fate attenzione perchè è diviso in due parti: una pedonale ed una riservata ai ciclisti che sono poco tolleranti nei confronti di chi ingombra la loro corsia!

Ponte di Brooklyn


Lungo il tragitto si possono trovare panchine dov riposarsi, ambulanti che vendono bevande ghiacciate e punti panoramici a ridosso dei piloni con targhe in ottone che illustrano la storia del ponte.
La vista su Lower Manhattan è magnifica ed il ponte illuminato è una meraviglia.
Lo attraversiamo in circa mezz'ora e poi da Brooklyn prendiamo la metropolitana che ci conduce, come la sera prima, fino nel pressi dell'hotel soddisfatti di aver concluso questa lunga giornata in un modo così splendido.