Alla scoperta del Met e panorama notturno sul Top of the Rock

Anche oggi ci svegliamo con un tempo uggioso e grigio, forse l'ultimo, secondo le previsioni meteorologiche che segnalano bel tempo a partire da domani.
Ne approfittiamo, allora, per visitare un altro museo, tra quelli che avevamo già previsto di vedere perchè inclusi nella CityPass.
Si tratta del Metropolitan Museum of Art, meglio conosciuto come Met.
Questo museo è uno dei importanti musei del mondo, con una collezione di oggetti ed opere d'arte vastissima.
La sua sede principale si trova nel Upper East Side, di fianco a Central Park, in un maestoso edificio lungo quello che viene definito il Museum Mile, ossia il Miglio dei Musei.
Non tutti i turisti sanno però che il Met ha anche una sede distaccata, detta Cloister, situata piuttosto lontano dal centro, nel quartiere Inwood, vicino all'estremitù nord di Manhattan.

I nostri biglietti prevedono l'ingresso gratuito sia al Met che ai Cloister per visite effettuate nella stessa giornata e noi abbiamo intenzione di sfruttarli fino in fondo.
Così alle 8.30 prendiamo la linea A express della metropolitana e in circa quaranta minuti siamo all'incrocio tra la Fort Washington Avenue e la 190ma strada, praticamente di fronte al Fort Tyron Park, un bel parco fiorito che ospita al suo interno l'edificio del museo.
Il motivo per cui abbiamo scelto di visitare questa succursale del Met e di non limitarci, come molti turisti, a vedere solo la sede principale, è proprio la sua posizione e l'atipicità del luogo.
Il nome Cloisters, chiostri in italiano,  sta infatti ad indicare l'edificio che ospita il museo, una ricostruzione degli anni '30 che richiama i tipici edifici conventuali europei e che incorpora al suo interno pezzi originali di antichi monasteri spagnoli e francesi.
Il luogo è sorprendentemente affascinante, su una piccola collina al centro del parco che si affaccia sulle sponde del fiume Hudson.

Un Chiostro


Peccato per la pioggia che ha ricominciato a cadere fine, sarebbe piacevole fare una passeggiata intorno.
Arriviamo praticamente all'ora di apertura, siamo i primi visitatori e abbiamo le sale tutte per noi!
Alla biglietteria ci viene consegnata una spilla che ci servirà più tardi per entrare senza fare code al Met.
Le esposizioni dei Cloisters riguardano, ovviamente, l'arte medioevale. Nelle varie sale possiamo ammirare arazzi, affreschi, opere per lo più di carattere religioso.
L'ambientzione è favolosa, passaggi ad archi, gallerie in pietra, una cappella romana e cinque diversi chostri, tra cui uno che già conosciamo: quello di Saint-Michel de Cuxa.
E' incredibile come abbiamo fatto a trasportare qua interi pezzi di chiese e ci viene da chiedere "A che pro? Non stavano meglio dove erano?".
Intanto, però, l'effetto è magnifico e sembra di essere in qualche parte della Francia anzichè nella caotica Manhattan!!
Fa parte del museo anche un orto dove è possibile vedere diverse varietà di fiori ed erbe officinali.
Nonostante le opere d'arte in sè non risveglino in noi particolare interesse (forse perchè arrivando dall'Europa siamo abituati a ben altro) l'insieme rimane comunque molto suggestivo, adatto a chi è alla ricerca di qualcosa di alternativo da visitare.

Usciti di lì, riattraversiamo parte del parco fermandoci di tanto in tanto a fotografare gli immancabili scoiattoli, e riprendiamo la metropolitana scendendo all'altezza dell'American Museum of Natural History.
E' nostra intenzione attraversare Central Park per arrivare al Metropolitan Museum da dietro.
Non sappiamo se è semplice imbranataggine nostra, ma notiamo che orientarci in questo grande parco new yorkese non è per niente semplice! Non ci sono cartine sui sentieri (o almeno noi non ne abbiamo viste) e neppure indicazioni che rimandino all'East Side.
Alla fine riusciamo a raggiungere il Met, proprio quando temevamo di girare a vuoto.
Mangiamo un ottimo hot-dog ad un banchetto di fronte all'edifio e poi ci buttiamo nella calca di turisti che affolla il museo.
Passiamo il solito rigoroso controllo degli zaini (che poi posiamo nel guardaroba) e, grazie alla nostra spilla, entriamo senza neanche un secondo di attesa.
Il Museo è enorme, impossibile, quindi, visitarlo interamente in un'unica giornata senza rischiare un overdose di arte.

Tempio Dendur


Si sviluppa,infatti, su due piani e comprende circa ventotto collezioni permanti e almeno dieci temporanee ed espone opere di differenti periodi storici e provenienti da numerose culture diverse.
Per goderne appieno è meglio selezionarne alcune e vedere bene quelle.
Noi, cartina alla mano, abbiamo scelto, prima di tutto, di vedere la sezione riguardante le Pitture Europee del IX secolo posta al secondo piano.
La collezione è molto vasta e comprende moltissimi quadri, soprattutto francesi, di pittori del Romanticismo e dell'Impressionismo. Intere sale sono dedicate ai nostri artisti preferiti: Degas, Monet, Van Gogh, Cezanne, Gaugin. Come al solito è emozionante rivedere dal vivo opere che fino a quel momento avevamo visto solo sui libri d'arte. I turisti che si ggirano tra le sale sono molti, ma il museo è talmente vasto che si può stare tranquillamente a tu per tu con gli "Iris" di Van Gogh almeno per qualche minuto.
Terminata questa collezione passiamo ad ammirare le Pitture Europee, che includono, tra gli altri, dipinti di Mantegna, Rubens, Tiepolo e Rembrandt.
Sempre al secondo piano, visitiamo la galleria dedicata all'Arte Asiatica con opere, soprattutto statue, provenienti da India, Nepal, Tibet ed Indonesia ed entriamo nell' insolita e particolare sala dedicata agli Strumenti Musicali. Qui, in una piccola camera, è ospitato un certo numero di strumenti antichi e rari provenienti da diverse regioni del mondo.
Completiamo la nostra visita al secondo piano attraverando la sala dell'Arte Cinese, per ammirare l'Astor Court, un giardino ricreato su modello di un giardino presente nella città di Suzhou. Tutto è perfettamente curato, pulito e silenzioso. L'accuratezza della riproduzione è sorprendente.
A questo punto scendiamo al piano terra dove, tra le numerose collezioni presenti, ci teniamo a vedere quella dedicata agli Egizi.
In quel momento è la zona più affollata anche perchè si trova subito dopo l'ingresso ed il primo posto in cui i visitatori vanno.
La sezione è stata allestita in grande stile con alte statue e moltissimi reperti.
E' sicuramente una collezione molto interessante, ma, secondo noi, non batte quella dell'American Museum of Natural History, dove l'atmosfera è molto particolare.
Grandiosa, comunque, è la ricostruzione del Tempio di Dendur posta in una luminosa sala la cui vetrata si affaccia direttamente su Central Park.
A questo punto la stanchezza comincia a farsi sentire, ma è un peccato uscire così senza dare un'occhiata alle altre collezioni. Decidiamo allora di fare un giro per le sale soffermandoci sui pezzi che attraggono di più la nostra attenzione.
Il museo è veramente stupendo, gli spazi sono più ampi di quando ci eravamo immaginati e l'ambientazione delle varie collezioni è curata fin nei minimi particolari.
Ha però un lato negativo. Il percorso lungo le sale non è così immediato e tra una collezione e l'altra non è sempre semplice tornare all'ambiente principale. Per di più la mappa che viene fornita non è molto esplicativa, riporta le sezioni, ma la numerazione delle singole sale (a differenza del MoMa) per cui ... ci si perde facilmente. Fortunatamente si trova sempre qualcuno del servizio di sicurezza pronto ad aiutare i poveri smarriti!!

Usciti dal Met verso le 15.30 incredibile .....fa capolino un pò si sole!!
Decidiamo di trascorrere le ore rimanenti del pomeriggio sulla 5th Avenue per fare un pò di shopping.
La nostra prima meta è Fao Schwarz, un'immenso negozio di giocattoli nonchè il sogno per ogni bambino.
E' letteralmente un paese delle meraviglie con peluches giganteschi, automobiline, abiti per trasformarsi in pricipesse, Uomo Ragno, Harry Potter ....
C'è persino un angolo dedicato ai Muppets dove Marco va in visibilio!!
Meraviglioso! E' pieno di suoni e colori! Meno male che non ci sono le bambine .... ci lascerebbero il cuore!!
Peccato che, in tutto questa moltitudine di giocattoli non riesca a trovare quello che sto cercando: un misero modellino di tir americano. La misura più piccola è un 50 x 30 che neanche riesco a far stare in valigia!!

Fao Schwarz


Usciamo di lì ed entriamo nel vicino Apple Store, regno incontrastato dell'elettronica.
La sua entrata si riconosce da lontano visto che vi si accede da una struttura quadrata in vetro e metallo che porta il conosciuto logo della mela.
Ovviamente c'è un grande via vai. Il negozio è un grande open space allestito con lunghi tavoli dove sono in esposizione i prodotti Apple completamente a disposizione dei clienti che li possono provare prima dell'acquisto. Avvicinarsi non è semplice, vista la ressa, ma alla fine proviamo un'iphone, più per curiosità che per effettivo interesse.

Dopo l'Apple Store è la volta di Bloomingdale's la storica meta dello shopping newyorkese.
Appena si entra si viene subito investiti da un mix fortissimo di profumi e decine di commesse che tentano di farti provare l'ultima essenza e la crema rivoluzionaria del momento. Le dribbliamo e ci dirigiamo nei reparti di abbigliamento dove si possono trovare anche abiti di stilisti a prezzi ridotti rispetto all'Italia.
Ci saremmo aspettati più confusione, invece, il negozio, immenso, è piuttosto tranquillo.
Marco, però, lo reputa troppo snob per fare acquisti e così ci lasciamo riprendiamo la 5th Avenue che percorriamo per un breve tratto e poi cn la metropolitana ci spostiamo in Times Square.
Siamo sempre alla ricerca di alcune Converse della collezione Doctor Seuss per cui entriamo praticamente in tutti i negozi di articoli sportivi o scarpe che incontriamo sul nostro percorso fino a giungere alla nostra successiva meta Macy's.
Questo è un altro dei mitici grandi magazzini newyorkesi. C'è in pò di tutto in ventita: abbigliamento, calzature, casalinghi, prodotti di bellezza ...
Qui, a differenza di Bloomingdale's c'è parecchia gente che gira ed acquista.
Anche qui le mille note di profumi ci stordiscono, mentre cerchiamo di ignorare le numerose commesse che cercano di farci provare i loro prodotti.
Come già abbiamo potuto notare nel negozio di Boston, da Macy's la merce è esposta in modo molto confuso e non è semplice trovare quello che si desidera. Alla fine comunque compriamo alcune polo di Ralph Laurent, diversi pezzi di Hilfinger e di Lewis, tutte marche che qui vengono vendute a dei prezzi molto convenienti.
La commessa che ci serve alla cassa, un'afroamericana un pò fuori di testa, ci consiglia di lasciare la merce lì e di andare al banco informazioni per farsi fare la Visitors Card, una carta che da diritto al 10% di sconto sugli acquisti. Riattraversiamo mezzo magazzino, superiamo in apnea il reparto profumi e dopo aver chiesto informazioni riusciamo a trovare il banco. A differenza della carta che ci hanno fatto a Boston e che durava solo 3 gioni, questa ha validità mesi.
Ritorniamo a pagare i nostri acquisti e poi usciamo.
A poca distanza da lì c'è un Foot Locker che non abbiamo ancora visitato. Siamo sempre alla ricerca delle Converse, magari questo è il negozio giusto.
Ed infatti ...non troviamo la collezione Dr.Seuss, ma ci sono quelle "I love" che Giada aveva inserito nella sua wishlist. Le prendiamo subito, anche se di un numero più grande. Nel reparto vicino, poi, scoviamo quelle a forma di coccinella perfette per la piccola Matilde che nascerà a breve .... perfetto! Dopo tanto girare finalmente qualcosa abbiamo trovato!!
Ormai è tardi per andare al Pier83 e fare la crociera al tramonto, così cerchiamo un posto per mangiare cena prima di andare al Duane Street a posare i nostri pacchetti.
Propongo un Deli sulla 6th Avenue: il posto mi sembra pulito e ci sono i tavolini per mangiare. Marco acconsente ed entriamo. E' gestito da cinesi e i piatti hanno un impronta molto orientale. Paghiamo un forfait che comprende una lattina e sei differenti pietanze. Noi però ci limitiamo a due, più che altro perchè le verdure non ci ispirano e prendere pollo o riso cucinato in modi differenti ci pare un pò ridicolo. Ci guardano strano, ci dicono che abbiamo preso troppo poco cibo e, nonostante li rassicuriamo, parlottano nella loro lingua e ridacchiano. Già i cinesi non mi stanno molto simpatici, se fanno anche così .... Ci aggiungiamo un dolce (americano), che si paga a parte e poi consumiamo in fretta la nostra cena.

Tornati in hotel ci riposiamo un attimo e poi riprendiamo la metro per andare al Rockfeller Center e salire al Top of the Rock.
Quando a casa abbiamo programmato le attrazioni da vedere a New York, avevamo scartato l'ipotesi di salire su questa celebre terrazza, preferendole quella dell'Empire State Building. Poi, dopo aver sentito le opinioni di diversi viaggiatori di ritorno da New York, abbiamo deciso che ci saremmo andati se avessimo trovato il tempo e se una volta lì ci fosse venuta voglia di fare anche quest'esperienza.
Che cosa ci ha fatto cambiare idea?
Prima di tutto il fatto di aver avuto così tante giornate brutte e grigie. Ci serviva vedere qualcosa che ci tirasse un pò su il morale e la vista di New York di notte e dei suoi grattacieli illuminati è quello che ci vuole!
Il prezzo dei biglietti (21 dollari) è un pò esoso, ma, alla fine, ne vale la pena.

Appena entrati veniamo subito accolti ed indirizzati alle casse.
L'ambiente è ampio ed elegante. All'ingresso ci colpisce prima di tutto il meraviglioso lampadario realizzato da Svarovsky.

Panorama dal Top of the Rock


Il percorso è segnato da un tappeto rosso ed è chiuso da cordoni. Non c'è coda in quel momento. Facciamo i biglietti, poi seguiamo un nuovo tracciato che ci porta davanti ad un grande schermo dove si proietta un video che racconta la storia del grattacielo, facciamo la solita foto di rito per immortalare l'evento e finalmente ci accompagnano all'ascensore che ci porterà su su fino al settantesimo piano.
Sono le 10.30 e non c'è molta molta gente.
L'ascensore è già di per sè uno spettacolo, sia per la velocità con cui sale, sia per i suoni e le luci che vengono proiettate al suo interno.  Il tetto, poi, è trasperente ed alzando gli occhi si vede la meta che si avvicina velocemente. Insomma ...una vera americanata!!
Il panorama è stupendo, tutto intorno si vedo i grattacieli di Manhattan illuminati tra cui spicca, fiero, l'Empire State Building. La terrazza del Top of the Rock non è del tutto lineare ed è composta da due livelli. Il primo ha due grandi balconi protetti da alti vetri e separati tra di loro da un salotto interno dove è possibile comunque avere una buona visuale. Ovviamente la presenza delle vetrate non rende molto facile lo scatto delle fotografie nonostante tra una e l'altra ci sia un piccolo spazio. E' senz'altro meglio salire al livello successivo protetto solo da ringhiere.
Guardare questa città dall'alto è veramente emozionante. E' incredibile come sappia trasformarsi ad ogni attimo, come appia diversa a seconda dell'angolatura da cui la osservi.
Ci soffermiamo per un sacco di tempo, godendoci il panorama e facendo molte foto. L'aria è fresca, ma piacevole. Decidiamo di scendere quando arriva una comitiva piuttosto rumorosa.
Quasi quasi ci pentiamo di non aver acquistato da casa il Combo Ticket Sunrise Sunset che da diritto a salire due volte, di giorno e di sera.
Scendiamo utilizzando di nuovo l'incredibile ascensore veloce scortati dagli onnipresenti controllori.
La nostra visita termina nello shop dove si trovano i soliti souvenir a tema.
Non prendiamo niente, abbiamo già dato alla Statua della Libertà ed a Ellis Island.
Usciamo lasciandoci alle spalle lo sfarzo del Rockfeller Center e ci dirigiamo verso la subway passando lungo la 47ma strada, cuore del Diamond District. Qui c'è praticamente una fila interminabile di negozi e botteghe che vendono solo diamanti. Purtroppo sono chiusi e le vetrine oscurate. Marco, ovviamente, tira un sospiro di sollievo e mentalmente se lo segna come luogo da evitare nei prossimi giorni ...
Ormai siamo arrivati alla metro, prendiamo il primo treno che ci porta stanchi, ma soddisfatti all'hotel.

1 commenti:

mili ha detto...

che belk racconto,non sapevo di the cloisters,lo segno per andarci magari come te di mattina presto...

Posta un commento