Al cospetto di Miss Liberty, un giro a Lower Manhattan e ancora Brooklyn

Stamattina ci svegliamo presto in quanto abbiamo prenotato online già da tempo i biglietti per la visita della Statua della Libertà e di Ellis Island. Abbiamo effettuato la prenotazione con l'agenzia Statue Cruises ed al prezzo di 15 dollari ciascuno ci siamo assicurati il collegamento in traghetto, la visita al Museo della Statua, la salita non solo al piedistallo, ma anche alla corona e la visita all'isola-museo di Ellis Island.
La salita alla corona prevede un supplemento di 3 dollari e va prenotata con largo anticipo (noi l'abbiamo fatto sei mesi prima).
La partenza del traghetto è a Battery Park, alla punta meridionale di Manhattan.
Ci arriviamo comodamente in metropolitana e, come stabilito dalla prenotazione, alle 8.30 ci presentiamo presso le casse di Castle Clinton per cambiare i nostri viaggi in biglietti.
Non c'è praticamente coda a quest'ora e, dopo aver passato i severi controlli di passaporto, zaini e metaldetector ci imbarchiamo con il secondo traghetto.
Purtroppo il tempo non è bello come speravamo, è grigio e nuvoloso, ma almeno non piove come il giorno prima!!

La traversata è breve. In un quarto d'ora siamo al cospetto di Miss Liberty, uno dei simboli non solo di New York, ma dell'intera America.
Vederla da vicino è veramente emozionante. La costruzione è imponente, fiera, bellissima.
Peccato per il brutto tempo ... le foto non le renderanno giustizia.
In breve sbarchiamo e subito perdiamo un pò di tempo per farci un giro intorno, per ammirarla da tutti i lati.
In effetti ci avevano detto di approfittare del arrivo in prima mattinata per salire subito sulla statua in modo da evitare le lunghe code che si formano normalmente, ma noi ce ne dimentichiamo.
C'è da rilevare che sull'isola non ci sono indicazioni su come comportarsi per accedere alla statua e tutto si basa sulla propria intuizione da turista.
Per questo alla fine facciamo un pò di confusione e, dimenticando di andare a prendere i braccialetti per la salita alla corona, affittiamo prima gli armadietti per depositare gli zaini (1 dollaro per due ore) e ci mettiamo in coda (fortunatamente inesistente) per l'accesso. Da qui ci rimandano indietro all'Information Center dove i ranger ci forniscono i braccialetti colorati, unico lasciapassare per salita.
Con quelli al polso sinistro abbiamo via prioritaria e saltiamo qualsiasi coda, superando in breve i controlli di sicurezza e ritrovadoci finalmente all'interno della base della statua dove veniamo riconosciuti ed accolti da un'altra guardia che ci fornisce il nostro orario di salita alla corona.

La Statua della Libertà


Mancano venti minuti e ne approfittiamo per visitare il museo che espone documenti ed immagini fotografiche sulla statua e della sua realizzazione.
Allora prestabilita ci ritroviamo nel punto indicatoci e ci uniamo agli altri visitatori (più o meno una quindicina di persone). Ascoltiamo le indicazioni che ci impartisce il ranger e poi via .... inizia la nostra salita!
Il percorso che si segue per visitare la corona è differente e distaccato da quello utilizzato dai visitatori che si fermano al piedistallo. Prima si salgono 335 gradini che portano ai piedi della statua e poi ulteriori 168 scalini di una scala a chiocciola che si snoda ripida nel ventre della statua.
Alla fine pensavamo fosse più faticoso e richiedesse più tempo, invece in breve si arriva alla corona ad ammirare il panorama che offrono le ristrette finestre.

La scala a chiocciola


Bisogna ammettere che con la giornata grigia non si vede granchè, ma è sorprendente vedere la statua dall'interno, le sue cavità, come è tenuta insieme da sbarre che l'attraversano e dal complesso di scale che ci hanno permesso la salita. E' impressionante!
Purtroppo sulla corona lo spazio e minimo e quindi non ci si può sostare più di tanto perchè occorre lasciare lo spazio anche agli altri componenti del gruppo.
Scendendo ci fermiamo ad ammirare anche il panorama dalla piattaforma sul piedistallo, quella a cui hanno accesso i normali visitatori.
Vista l'esigua differenza di prezzo del biglietto consiglio senza dubbio la salita alla corona che aggiunge qualcosa in più alla visita di questo splendido monumento.
Tenete però presente che occorre prenotare con molto anticipo perchè al nostro passaggio i biglietti disponibili partivano dal mese di Novembre!!

Ripresi i nostri zaini prima dello scadere delle due ore facciamo ancora un giro intorno alla statua.
Ora i turisti sono molto numerosi e c'è una coda tremenda anche solo per riprendere il traghetto che ci condurrà ad Ellis Island, nostra meta successiva.

Ellis Island è una piccola isola posta alla foce del fiume Hudson, poco lontano da Manhattan e in prossimità di Liberty Island. Quest'isola è famosa perchè a partire dal 1892 e fino al 1954 fu il primo centro federale di accoglienza per gli immigrati che sbarcavano in America. Si conta che in quegli anni ci fu un afflusso giornaliero di ben 12.000 persone, provenienti per lo più dall'Irlanda, dall'Inghilterra, dalla Germania e dall'Italia.
Qui gli immigrati appena sbarcati venivano sottoposti a controlli per verificare che avessero i requisiti, anche dal punto di vista medico, per rimanere negli Stati Uniti.
Ora il centro, chiuso ormai da tempo, è stato trasformato in museo, l'Immigration Museum, dove è possibile farsi un'idea molto chiara di quale era l'esperienza di un immigrato appena approdato nel nuovo continente.
Sbarcare ad Ellis Island, in fondo, mette un pò di tristezza. Si può ancora avvertire quali fossero le ansie e i timori di quelle persone che vedevano nell'America un punto di partenza e che spesso arrivavano qui senza soldi, senza conoscere la lingua, ma carichi solo di speranze.
Spesso qui, poi, si svolgevano piccoli drammi, famiglie venivano divise, i malati venivano rispediti in patria e le attese erano lunghe e le pratiche burocratiche apparivano strane agli occhi di chi arrivava da una realtà povera e totalmente diversa.
Una frase scritta su un muro dell'edificio identifica Ellis Island come "Island of Hope, Island of Tears" (isola di speranze, isola di lacrime).

Museo dell'Immigrazione


Quando arriviamo sull'isola incomincia a piogginare fine, così entriamo dentro all'edificio principale ed iniziamo subito la visita del Museo. Come alla Statua della Libertà, anche qui è possibile noleggiare delle audioguide a pagamento (anche in lingua italiana) che permettono di approfondire la conoscenza sul museo.
Decidiamo di farne a meno e di sentirci liberi di girare per le stanze soffermandoci su quello che più ci colpisce, ma prendiamo i biglietti gratuiti per assistere alla proiezione di un film documentario sull'isola.
Il film è solo in lingua inglese, ma è sottotitolato e ben comprensibile. E' molto interessante come pure lo è l'introduzione fatta dalla ranger che ci fornisce informazioni generali sulla storia del centro d'immigrazione.

Dopo la sua visione visitiamo le sale che attraverso gallerie multimediali illustrano passo per passo come avvenivano le procedure di immigrazione e come era la vita di un immigrato che approdatava ad Ellis Island.
Grazie a dei telefoni è anche possibile ascoltare le testimonianze di alcuni immigrati che raccontano la loro esperienza.
Pranziamo nel caffè interno che offre ottimi panini a prezzi abbastanza ragionevoli e poi proseguiamo la nostra visita fino verso le 16.00 quando riprendiamo il traghetto per tornare a Battery Park.

Approdati dinuovo a Manhattan decidiamo di visitarne la parte bassa (Lower) che non abbiamo ancora visto in modo approfondito nonostante il nostro hotel si trovi in zona.

Arrivo a Battery Park


Per prima cosa visitiamo il National Museum of American Indian ospitato all'interno di un maestoso edificio al cui ingresso si affaccia sul Bowling Green, il più piccolo ed antico parco di New York.
Si tratta di un museo molto suggestivo che ospita tessuti, indumenti, copricapi, attrezzi e manufatti originali di numerose tribù dei nativi americani.
E' la prima volta che veniamo a contatto così diretto con la cultura di questi popoli e la bellezza dei loro oggetti ci lascia a bocca aperta.
Le sale in cui sono ospitate le collezioni, poi, sono meravigliose, ricche di affreschi e statue di navigatori.
All'interno del museo vengono anche organizzati spettacoli, danze e laboratori, ma purtroppo durante il periodo della nostra permenenza non ce ne sono in programma.

National Museum of American Indian


L'ingresso al museo è gratuito, ma occorre superare un controllo di sicurezza (piuttosto usuale qui a New York) con metaldetector. Per gli appassionati vi è anche la possibilità di acquistare presso lo shop oggetti artigianali, cd musicali e libri che parlano degli indiani.
Purtroppo alla nostra visita alcune sale erano in allestimento e il museo non è incentrato tanto sulla storia quanto più sulla cultura, ma rimane comunque un'interessante e bella esperienza che consigliamo di fare.

Usciti di lì attraversiamo il Bowling Green, dove la leggenda dice che qui un colono olandese acquistò dai nativi americani l'isola di Manhattan per soli 24 dollari, e andiamo a fotografare il vicino Charging Bull, la famosa scultura in bronzo raffigurante un toro che carica.
Avevamo già tentato di fotografarla invano il primo giorno, ma l'orda di turisti che ad ogni ora la circonda è incredibile. Questa volta siamo fortunati, una ragazza ordina perentoriamente di lasciare libera la statua per permetterle di fare uno scatto fotografico e straordinariamente viene ascoltata!!!
Ne approffittiamo ed eccolo qui

Charging Bull


A questo punto scendiamo lungo la Exchange Place ed arriviamo a Wall Street, la sede della Borsa più famosa del mondo, luogo frenetico di scambi commerciali e finanziari che fanno tremare spesso le economie di tutto il mondo.

Lasciata Wall Street, a quell'ora popolata più da turisti che da uomini d'affari,  ci dirigiamo verso Trinity Church, un edificio riservato al culto anglicano realizzato in stile neogotico.
Certo le chiese qui nel nuovo continente non raggiungono la bellezza delle nostre cattedrali europee, ma alcune hanno dei tratti particolari interessanti che meritano di essere visti.
Certo si rimane sempre un pò in dubbio su quali siano gli artefatti e quali i pezzi autentici .... sono talmente bravi a rifare ogni cosa!
La Trinity Church venne progettata a metà del 1800 ed è caratterizzzata da una guglia altissima, fine e slanciata, che probabilmente un tempo, quando ancora non era circondata da grattacieli, spiccava enormemente.
L'interno è buio, la navata è abbellita da decori neogotici e tra tutte si distingue la bella vetrata sopra l'altare.


Lasciata quella che un tempo era la chiesa più ricca del paese, proseguiamo lungo la Broadway fino a raggiungere la St. Paul's Chapel. Questa semplice cappella, ospitata in un edificio in brownstone, già conosciuta in quanto luogo in cui pregò George Wshington dopo la sua elezione a presidente, dopo i tragici eventi dell'11 settembre ha assunto una una nuova importanza. Vista la sua vicinanza al World Trade Center, è qui che i volontari operarono per dare sostegno ai sopravvissuti, ai parenti ed ai soccorritori.


Un uniforme in St.Paul's Chapel



Visitare questa cappella tocca veramente il cuore. Alle sue pareti è esposta una mostra permanente che ricorda la tragedia. Fotografie dei dispersi, orsetti di peluche, attrezzature dei vigili del fuoco ci fanno andare indietro con la memoria a quel giorno di Settembre e ci ripropongono interrogativi a cui purtroppo ancora oggi non siamo in grado di dare una risposta.
Quello che commuove di più è la grande forza che hanno avuto in quel periodo i volontari, la volontà delle persone di darsi da fare per aiutare il prossimo e la coesione della nazione.


L'interno della cappella è molto luminoso, con pareti chiare e sottili  colonne bianche sotto un soffitto azzurro.
In alto si può ammirare un grande lampadario e su un lato la panca in cui era solito pregare George Washington.


Lasciamo tristemente questo luogo ed andiamo da Century 21, il grande magazzino popolare per per i forti sconti su abbigliamento, scarpe ed accessori.
Sembra un pò un controsenso andare dopo l'esperienza della  St. Paul's Chapel ma ho assolutamente bisogno di un paio di scarpe da running, perchè le mie sono troppo strette e non riesco più a camminare tanto mi fanno male i piedi!!
Lì c'è di tutto e niente ed ho finalmente la conferma che non sono fatta per lo shopping!!
Siccome per me anche l'occhio vuole la sua parte, mi piacciono i negozi ordinati, in cui la merce è ben esposta ed in cui si riesce a trovare subito ciò che si ha bisogno.
Qua è un marasma!! Gettiamo un'occhio all'abbigliamento, ma lasciamo subito perdere .... il Made in Italy è tutto un'altra cosa.
Probabilmente se si cerca bene, magari si riescono anche a trovare abiti di buon gusto a prezzi stracciati, ma non ne abbiamo nè il tempo nè la voglia.
Cercare un paio di scarpe n.39 in tutto quella confusione è una vera impresa, ma finalmente ce la facciamo!!
Con queste probabilmente riuscirò a sopravvivere alle lunghe camminate che ci aspettano nei giorni successivi!!


Usciti di lì ceniamo al Deli Arome II, già sperimentato la nostra prima sera a New York, e poi andiamo a rinfrescarci un attimo in hotel prima della nostra escursione notturna.


Visto che il tempo è stato per tutto il giorno grigio e cominciamo a domandarci se vedremo mai un pò di sole, abbiamo deciso di tirarci su facendo una passeggiata con le luci della sera sul Ponte di Brooklyn
Per fortuna non piove, l'aria è calda ed è veramente piacevole attraversare l'East River e raggiungere Brooklyn in questo modo un pò insolito.
Il Ponte di Brooklyn è senza dubbio uno dei simboli più conosciti della città di New York. Venne inaugurato nel 1883 dopo vent'anni di lavoro costelalti da numerose disgrazie. Il risultato però è magnifico e non a torto viene considerato da molti il più bel ponte del mondo.
Il percorso a piedi inizia vicino alla City Hall e si sviluppa ad un livello superiore e centralmente rispetto alle corsie riservate alle auto.
Fate attenzione perchè è diviso in due parti: una pedonale ed una riservata ai ciclisti che sono poco tolleranti nei confronti di chi ingombra la loro corsia!

Ponte di Brooklyn


Lungo il tragitto si possono trovare panchine dov riposarsi, ambulanti che vendono bevande ghiacciate e punti panoramici a ridosso dei piloni con targhe in ottone che illustrano la storia del ponte.
La vista su Lower Manhattan è magnifica ed il ponte illuminato è una meraviglia.
Lo attraversiamo in circa mezz'ora e poi da Brooklyn prendiamo la metropolitana che ci conduce, come la sera prima, fino nel pressi dell'hotel soddisfatti di aver concluso questa lunga giornata in un modo così splendido.






3 commenti:

mili ha detto...

ciao spero riuscirai a rispondermi...stavo leggendo il tuo diario e siccome anche io ho prenotato la visita alla corona,volevo chiederti al botteghino cosa ti hanno chiesto solo l'email che una riceve e la carta d'identità?puoi spiegarmi meglio?sono preoccupata perchè ho pagato con una carta ma questa si è spaccata e così rinnovandola il numero non è più quello ma comunque loro i solkdi li avevano già prelevati...spero possa aiutarmi...
inoltre un altro dubbio io ho prenotato per l'una(anche perchè era l'unico orario disponibile)ma è l'orario in cui dobbiamopresentarci o l'orario in cui si sale alla corona?

Mirella ha detto...

Ciao, per botteghino intendi quello a Battery Park? Nè lì nè sull'isola ci hanno chiesto gli estremi della carta di credito con cui abbiamo pagato la visita alla statua. Devi avere stampato il voucher ricevuto via email e il passaporto. L'orario è quello di partenza del traghetto da Battery Park. Una volta che sei sull'isola puoi salire sulla statua quando vuoi. L'importante è che passi dai ranger per avere il braccialetto per la corona. In questo modo hai priorità d'ingresso. All'interno della statua, poi, vengono formati dei gruppi per la salita alla corona.
Anche noi avevamo il dubbio riguardo l'ora, ma in uno dei video che trovi qui viene spiegato tutto nel dettaglio.

mili ha detto...

grazie per avermi risposto ,ora mi leggo tutto del tuo viaggio così magari scopro qualcosa di nuovo...allora mi sa che andrò un pò prima perchè essendo all'una non vorrei ci fosse una fila lunghissimaaa

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